Secondo una recente ricerca di Boston Consulting Group (“Fixing the Global Skill Mismatch”), si evidenzia a livello globale un disallineamento notevole tra le competenze richieste dalle aziende e quelle possedute realmente dai lavoratori: un gap di una portata tale da interessare 1,3 miliardi di persone in tutto il modo e capace di ridurre la produttività mondiale del 6%.
Questo fenomeno preoccupante prende il nome di “Skill Mismatch” e si traduce operativamente in un’allocazione inefficiente del capitale umano, dovuta al fatto che le aziende non riescono a trovare personale con le competenze necessarie e finiscono quindi con l’assumere lavoratori o poco qualificati (con conseguente spesa per la formazione) o troppo qualificati (con conseguente aumento salariale).
Qual è la causa che sta alla base dello Skill Mismatch?
Pare che la vera radice del problema sia da ricercare nel sistema formativo ed educativo attuale divenuto ormai obsoleto, che non si è adeguato ai cambiamenti repentini degli ultimi anni ed ha continuato invece a formare diplomati e laureati non in linea con l’evoluzione e l’innovazione delle nuove professioni richieste. Oggi, per stare al passo con i tempi, c’è bisogno che la formazione sia in modalità “lifelong learning”, ovvero in stato di apprendimento continuo, in modo tale che il know how della forza lavoro sia costantemente allineato con l’evoluzione delle nuove tecnologie.
Lo studio ha sottolineato la grande rapidità con cui il mondo del lavoro cavalca l’onda del cambiamento:
COMPETENZE TECNOLOGICHE
Diventano obsolete
tra i 2 e i 5 anni
NUOVE MANSIONI
Entro il 2022 il 27% dei lavoratori sarà
impiegato in mansioni che ancora non esistono
È chiaro quindi che vanno ripensate completamente le strategie formative, visto che più lo Skill Mismatch è elevato e maggiore è l’abbassamento della produzione delle imprese.
Come è la situazione in Italia?
Il problema è sicuramente più evidente nei paesi con economie emergenti, mentre i paesi del Nord Europa sono quelli che meno ne risentono. L’Italia si trova a metà classifica, ma la situazione è alquanto preoccupante considerando i dati che emergono:
POCHI LAUREATI
L’italia è al penultimo posto in Europa come numero di laureati (più numerosi quelli in discipline umanistiche, sociali e artistiche rispetto a quelle tecniche e scientifiche)
DISOCCUPAZIONE
GIOVANILE ELEVATA
La più alta in tutta Europa!
SCARSE COMPETENZE INFORMATICHE E DIGITALI
Italia fanalino di coda! Siamo ultimi in Europa per numero di laureati in informatica
DISALLINEAMENTO TRA DISCIPILINE DI STUDIO E ESIGENZE MERCATO DEL LAVORO
Italia terza al mondo!
In italia lo skill mismatch è particolarmente forte e il divario notevole poiché si assiste nel medesimo tempo, da una parte alla carenza di laureati (che rende l’offerta di forza lavoro italiana sottoqualificata) e dall’altra ad un eccesso di laureati sovraqualificati (soprattutto in discipline scientifiche con skill particolarmente ricercate) che non trovano sbocchi nel Belpaese e sono costretti ad emigrare all’estero, sottolineando ulteriormente il ritardo dell’Italia nel sistema produttivo.
Pare che il problema in Italia del disallineamento tra titolo di studio e richiesta di professionalità del mercato del lavoro, inizi già dalla scelta degli studenti della scuola superiore, spesso basata più su preferenze individuali o della famiglia invece che sui reali sbocchi professionali, e che poi prosegua nella medesima modalità con l’indirizzo dell’eventuale corso di laurea.
Una mosca bianca è invece costituita dall’operato degli istituti tecnici superiori che si sono adeguati alle nuove professioni e collaborano attivamente con le agenzie per il lavoro, al fine di favorire l’incontro tra domanda e offerta, come commenta Rosario Rasizza, presidente di Assosomm, Associazione italiana delle agenzie per il lavoro e amministratore delegato di Openjobmetis.
«Siamo un Paese strano. Ancorati a vecchi modelli, non riusciamo a intercettare e comprendere le esigenze reali del mondo del lavoro. Una volta a scuola si andava per imparare un mestiere, mentre ora è tutto più difficile. Mancano figure basilari come meccanici, meccatronici e le figure hi-tech. Una preziosa eccezione l’abbiamo con gli Istituti tecnici superiori, che da anni propongono percorsi formativi Ifts e Its, nei quali le Agenzie per il lavoro partecipano sia per quanto riguarda la strutturazione della didattica che l'orientamento in uscita degli studenti».
Anche EPIC in questo fa la sua parte, grazie a ISCO, suo consorziato, che quale ente capofila della rete per l’orientamento dei giovani “Sinistra Piave Orienta”, finanziata dalla Regione del Veneto, è promotore del nuovo percorso professionale post diploma per “Tecnico Superiore Meccatronico“, organizzato dalla Fondazione ITS ACADEMY Meccatronico Veneto.
Il corso, il cui tasso di occupazione post diploma è vicino al 100%, formerà super tecnici in area meccatronica, profili capaci di inserirsi nel contesto aziendale subito dopo il diploma grazie alla formazione teorico-pratica in aula e laboratorio e al tirocinio formativo che porta i ragazzi a misurarsi direttamente con le dinamiche aziendali.
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